[跨国] Cibo in catene: quando l’Oriente passa dalle multinazionali

Wagamama ha appena aperto un punto vendita in centro a Milano, fermata Duomo.

Bello, bellissimo come un cocktail bar di Manhattan o di Sanlitun. E parimenti costoso. Ma il cibo? L’occasione è perfetta per una riflessione sull’asian food delle big corporations, dal neonato Wokitalia SRL al tanto chiacchierato Jollibee.

Era il 1983 quando la California inaugurava il primo Ristorante a marchio Panda Express, primo di una fortunata serie di quasi duemila punti vendita nel mondo, aperti negli ultimi 34 anni. La cucina sino-americana, oggi, è una forma a se stante di gastronomia, apprezzata e diffusa nelle modalità che conosciamo: vassoio, menu pronto, cibi standard. Con un po’ di peculiarità asiatica, dalle bacchette alle spezie.

In Italia, siamo allergici alle big corporations del settore food&beverage, si sa. Eppure, dopo decenni di MacDonald’s e Burger King anche i nostri signor Rossi e signor Brambilla hanno finalmente capito come cavalcare l’onda anziché tentare di resisterla: da qualche anno Milano è la capitale delle hamburgerie artigianali, panini di carne (o pesce) fatti in casa, con le patate (vere) ed il birrozzo non filtrato.

Il cibo cinese è sbarcato a Milano nel 1962, come illustra il fumetto Chinamen un secolo di cinesi a Milano: punti di ritrovo famigliari che si sono trasformati con il tempo in piccola imprenditoria.

Relativamente di recente, tanti ristoranti cinesi hanno deciso per la riconversione in All You Can Eat d’ispirazione nippo-americana: formula a stelle e strisce (l’AYCE nasce in america, con buffet di Las Vegas negli anni ’50) applicata agli spuntini giapponesi che tanto piacciono ai milanesi (alias il sushi). Perché questa strategia di vendita piace ai cinesi?

we all love ayce

Businessmen nel DNA, sanno che arricchirsi è glorioso e che mangiare tanto a poco prezzo piace agli italiani almeno quanto agli americani.

Ma il futuro della cucina cinese in occidente? Mentre in Italia ci organizziamo per trovare una risposta convincente, le grandi catene del food iniziano a scendere in pista. E aprono le danze. In altre parole, per avvicinare le famiglie a spendere due soldi per qualche sapore più estroso della tradizionale fetta di pizza (con il buon vecchio involtino primavera sopra), alcuni brand con le spalle larghe si buttano nella calca dei luoghi più affollati in città.

Ad inizio anno è partito Jollibee, il colosso filippino chiacchieratissimo, forse più del nuovo Starbucks in piazza Cordusio, dove si dice che servano gli spaghetti con il ketchup e l’hamburger con l’ananas. Ha iniziato nel 1978 e da allora non si è più fermato, neanche di fronte all’apparente snobismo italiano: in piazza Diaz c’è coda a tutte le ore e presto aprirà un punto vendita anche a Roma.

Wagamama, invece, è una catena che porta bandiera inglese. Il primo ristorante ha aperto a Londra nel 1992. Se nel mondo ha già 190 sedi, a Milano compare timidamente, prima in Stazione Centrale e poi in Duomo, giocandosi la carta dell’ambiente super fashion.

Che cosa si mangia da Wagamama

La rete l’ha definito cibo pan-asiatico, sul sito spendono con orgoglio il termine kaizen, che in giapponese fa gran fico, richiama il cambiamento ed il miglioramento, anche se stringi stringi significa strategia alimentare standardizzata, seppur alla giapponese. Non storcete il naso, la cucina standard ha degli indiscutibili vantaggi: sai sempre che cosa ti metterai in bocca, in tutto il mondo.

Il menu di Wagamama è vario, dal pad thai tailandese al kimchee coreano, passando per l’immancabile ramen – con bancon all’inglese e insalata valeriana. Capito no? Ci si può avvicinare all’Asia senza paura, c’è lo scalo in Gran Bretagna.

–> Sfoglia la gallery per vedere le foto del menu completo di Wagamama e qualche piatto assaggiato da tre valorose volontarie in pausa pranzo.

Wokitalia ovvero Il Wok Odoroki

Un esperimento ancora in fieri, tutto italiano. Il concetto comunque è il medesimo, sebbene in versione più popolare: asian food da centri commerciali, sapori che possono provare tutti perché riadattati. Ho provato Il Wok Odoroki nel centro commerciale Elnòs di Roncadelle, il più grande della provincia di Brescia e secondo centro in Italia a marchio Ikea – infatti si possono mangiare le polpette senza farsi tutto il giro dei salotti e bagni e materassi come accade a Carugate.

Ci sono andata perché c’è Primark ed è molto meno affollato che ad Arese.

Da Wok Odoroki sono attrezzati per grandi code, con il buzz brandizzato che suona quando sono pronti i tuoi noodles, serviti nella scatola di cartone verticale come si vede nelle vecchie serie di Friends.

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