Un caffè con Edoardo Brugnatelli, senior editor Mondadori

Perché rifai l’università?

Questa è la domanda che mi sento fare più spesso da quando ho (ri)cominciato. L’università ha diversi aspetti in comune con certi tipi di addiction: primo, la giostra emozionale, che fa stare benissimo e poi anche malissimo; secondo, mentre sei nel trip giuri di non ricascarci mai più, ma quando poi finisce tutto ad alcuni capita di non riuscire a farne [comunque e per sempre] a meno.

Sto compilando una lista con le risposte alla domanda, per non dimenticare. Ogni esame, infatti, è un maledetto Giano Bifronte: più si avvicina l’appello e meno mi ricordo chi me l’ha fatto fare, anche se un mese prima saltellavo gioiosa per aver trovato un nuovo easter egg. Ogni corso, mediamente, nasconde una scoperta buffa, un tratto ironico, qualche aspetto curioso dell’umane cose che mi fa gongolare.

Ad esempio,  sepolto tra centinaia di pagine di linguistica ho trovato questo: la lingua coriaca ha un glutinoso verbo che impasta insieme tutte le parole  che servono per dire “io macello abitualmente le renne” (spoiler: il verbo è tigoyanmatekein, una parola che neanche il grande Google conosce). Tripela liklik pik è l’incipit di una celebre favola: indovini quale? “I tre porcellini”, che recitata in pidgin della Malesia suona vispa e spassosa, quasi si capisse che cosa dice e mettesse in dubbio le più severe critiche al fonosimbolismo (in fondo, tutti intuiamo che cosa siano le bubbole e le pinzillacchere, pur non avendole mai viste né acquistate; il suono davvero non ha alcun significato intrinseco?)

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Toonclips.com

Scoprire qualcosa di nuovo è per me un invito suadente come il profumo della zuppa che distrae Riccioli d’Oro dal suo cammino: il gustoso richiamo l’attira nella casa degli orsi, che per fortuna non fanno il salto d’appello.

Oggi ho collezionato una nuova risposta da aggiungere all’elenco, una nuova conferma di una bizzarra intuizione, forse le Università italiane hanno qualcosa di bello da offrire anche a noi vecchi balogi, assuefatti alla routine del vedo gente, faccio cose.

WIP iniziative culturali (per gli iscritti in Bicocca)

L’acronimo sta per Work in Progress, un nome di battesimo che pare volersi accattivare soprattutto l’effimera attenzione dei virgulti di generazione Z, che stanno sudando le proverbiali sette t-shirts per costruirsi il cammino sotto i piedi. Dieci anni fa, forse, l’iniziativa si sarebbe chiamata semplicemente Conferenze. Oggi per fortuna è tutto più confortevole: l’hub di wipbicocca regala agli studenti Un caffè con Edoardo Brugnatelli.

Edoardo Brugnatelli è senior editor di Mondadori, da maggio a bordo della squadra che si occupa di narrativa straniera. Ora provo a spiegare perché questo evento – una chiacchierata spigliata e accorata, cui partecipo con allegria ed una tazza di Nescafé in mano – è un pezzo deluxe della mia collezione di easter eggs universitari.

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Instagram @gruppomondadori – Unplash @claybanks

1 | Distanze ravvicinate

La pandemia ci ha reso tutti più vicini. Funziona sempre così, appena scopri alti i trigliceridi muori dalla voglia di farti una fetta di formaggio, se non puoi uscire d’improvviso ti manca l’aria per via di quei due passi al parco negati. Il distanziamento sociale ha accorciato le distanze e ci sono infiniti esempi a dimostrazione di questo teorema, videochiamate di parenti fino al quinto grado, artisti in concerto che entrano gratis in tutte le case, professori e studenti uniti sotto la bandiera del (mezzo) pigiama (l’inquadratura è sempre mezzo busto).

Edoardo Brugnatelli si racconta da vicino: suona il banjo, ha creato la collana editoriale “Strade Blu” ispirato dal titolo di uno dei suoi libri di viaggio favoriti, lavora gratuitamente ad un progetto con le scuole, per portare la scrittura creativa anche fra i banchi. Parte del suo lavoro e del suo impegno civico è arte maieutica, sa tirar fuori del bello e del buono dalle immaginifiche ma pigre menti dei ragazzi, con qualche trucco del mestiere.

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Instagram @costicols

Edoardo sa come far partorire scrittura creativa anche agli studenti-appanicati-dal-foglio-bianco. Mostra alla webcam le copertine di alcune inestimabili opere: Guida universale a tutto e a qualunque cosa (d’ispirazione autostoppista, con un pizzico di Bryson forse), Brutta bruttissima gente. Quattordici storie di cattiveria (sul filone dei villains modernamente rivisti in chiave umana, parte della nostra vita quotidiana, come un virus con cui convivere). Voglia di leggerli? Spiacenti, non si trovano in libreria, è roba per soli veri Supereroi.

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centroformazionesupereroi.org

2| Da dove arriva l’arte

Il lungo viaggio dell’ispirazione creativa non è poi così lungo come ipotizziamo. “La scrittura è un modo per articolare la nostra esperienza, per rifletterci“, confida Edoardo Brugnatelli. Si parte dalla propria realtà, osservando un passeggero in metropolitana o qualcuno al telefono, i tic e le smorfie, per iniziare a lavorare su una buona narrazione. Il pirata Long John Silver, per fare un esempio, era una rappresentazione piuttosto fedele, fisica e morale di un amico di Louis Stevenson, l’autore de L’Isola del Tesoro.

Non può non tornarmi in mente lo scrittore cinese Yu Hua, che durante le sue lezioni milanesi spiegava per aneddoti come la letteratura non sia altro che un trompe-l’oeil, uno scorcio di realtà con un velo più o meno sottile di finzione, ad effetto vedo-non vedo.

La materia prima dell’arte letteraria, dunque, sta a portata di mano. Il prodotto, invece, viaggia. La fantascienza contemporanea arriva dalla Cina, tante novità editoriali dalla fiera del libro di Francoforte.

La narrativa d’autore a volte fa percorsi inaspettati prima di arrivare alle porte di una casa editrice: Edoardo Brugnatelli cita Roberto Saviano, che ha scoperto in prima persona grazie ad una lettrice di opere dal tedesco. Curioso! Così anche per Rohinton Mistry, il mio autore preferito e del quale Edoardo Brugnatelli loda le descrizioni autentiche della vita di Bombay, che è arrivato alle librerie italiane attraverso la traduzione dall’inglese ed i cataloghi del Canada. Corollario: sapere le lingue serve, magari non per esigenze fisiologiche, non per sopravvivere, ma certamente per vivere [con piacere e con passione]. questioni di famiglia mondadori

3 | Che cos’è la creatività

Edoardo Brugnatelli mostra una delle opere di Banksy, la ragazza con l’orecchino di perla che indossa un piccolo antifurto al lobo. Ecco che cos’è la creatività.

La creatività non è una produzione dal nulla di qualcosa, la creazione è produzione di connessioni inattese tra elementi che già esistono.

La creatività paga, non sempre in dollari, più spesso in soddisfazione. Se vi è mai capitato per le mani un libro di Georges Perec, l’autore dell’unico libro al mondo scritto senza mai usare la vocale più frequente della lingua francese [“e”], potrete intuire in che senso: scrivere è un’azione che si fa per sé, un omaggio alla cura e alla precisione, un labor limae simile a quello che tentano di fare il liutaio ed il vasaio.

La vita, istruzioni per l’uso è un gran bel libro. Questo caffè con Edoardo Brugnatelli mi svela il perché: le storie dei personaggi sono narrati seguendo l’algoritmo del cavallo, preso in prestito dagli scacchi. Perec crea appositamente dei vincoli per la sua scrittura, giochi bizzarri, easter eggs che evidentemente ne stimolano la creatività: metti un ostacolo sul tuo cammino, aumenti le probabilità di imparare a saltare.

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artribune.com

4 | Principi di scrittura creativa: guarda, leggi, china il capo

“Dice Susan Sontag [attraverso le parole di Edoardo Brugnatelli, ndr]: un bravo scrittore deve essere un bravo osservatore.” La prima regola della scrittura creativa, svela Edoardo Brugnatelli, è saper guardare. Non posso fare a meno di ricordare un gioco che facevo con mia sorella al supermercato fino a non molto tempo fa, immaginare la vita dei clienti in coda alla cassa partendo da ciò che avevano infilato nel carrello. Ops, proprio ciò che l’editor suggerisce come esercizio. Molto bene, uno è fatto (ecco, inizio ad entrare in modalità pre-appello).

Lo scrittore deve avere tante cose da dire, ma soprattutto tante risorse da cui attingere: deve dare l’impressione di possedere uno scrigno di perle (culturali) dal quale prende alcune gemme che regala al lettore. Copiare non è un male, se si hanno buoni maestri, anzi aiuta a lavorare sul proprio stile. Come trovare le fonti di perle ed i modelli di abilità? Leggere, leggere, leggere. E poi.. leggere l’ho detto?

Scrivere è una forma di artigianato elevatissimo.

Per questo, richiede ispirazione (a dei veri maestri), ma soprattutto la costanza di esercitarsi ogni giorno. Per scrivere serve umiltà (nello studiare la lingua e le sue leggi, ma anche nel saper accettare di buon grado tutti i cambiamenti che l’editor ti chiede di fare). Scrivere non è il frutto di un’ispirazione improvvisa e infallibile.

Scrivo perché non so quello che penso finché non ho letto quello che dico.

I compiti a casa

Il caffè è terminato, dei biscotti restano solo le briciole (e un buon sapore di dolce in bocca). Esercizio: scrivere la quarta di copertina di un libro inventato, mai pubblicato, mettendo insieme due titoli realmente esistenti di libri. Edoardo Brugnatelli ci legge gli spassosi teaser di “Moby e Dick, i figli della balena”, dedicato alle megattere alle prese con il body shaming e “Cent’anni di tempo perduto”, storia di uno studente eternamente fuori corso.

Ci penso un secondo, mi vengono subito in mente due copertine (12) e non ho dubbi, mi appunto su un foglio “La misteriosa morte in dieci parole”, storia di una vecchia macchina da scrivere bilingue, importata dalla Cina. Lasciata sola in una spoglia stanza da lavoro, per vendetta miete vittime implacabilmente tra i suoi utilizzatori: un morto ad ogni classificatore fuori posto e ad ogni congiuntivo sbagliato.

Photo (cover) by fotografierende